L’intervento di eviscerazione dell’occhio è meno demolitivo dell’enucleazione poiché consiste nel semplice svuotamento del contenuto del bulbo oculare (retina, coroide, uvea, cristallino, corpi ciliari e vitreo) con il mantenimento del guscio sclerale, dei muscoli oculomotori, del nervo ottico e di gran parte del tessuto connettivale. La conservazione pressoché intatta dell’anatomia orbitaria è un aspetto psicologicamente rilevante per il paziente che subisce questo grave intervento demolitivo.
Al termine dell’intervento di eviscerazione dell’occhio rimane solo il guscio sclerale collegato ai muscoli, che funge da vero e proprio contenitore e dentro il quale il chirurgo oculista inserisce un impianto (endoprotesi) in silicone medicale o idrossiapatite, od altro materiale inerte e biocompatibile: la sua funzione è quella di ripristinare buona parte del volume del bulbo oculare originario e soprattutto di trasmettere il movimento alla protesi estetica su misura che il protesista dovrà approntare in seguito, mantenendo perciò un volume nella cavità che simula la presenza dell’occhio. Quando per cause diverse non può essere inserito un impianto, la sclera viene suturata su se stessa con una sutura denominata “a borsa di tabacco” e in questo modo trasmette, seppur in quantità residuale, un movimento che è sempre maggiore di quello ottenibile con l’intervento di enucleazione dell’occhio.
L’eviscerazione del bulbo oculare permette al paziente di subire un trauma fisico e psicologico decisamente minore di quello che offre l’intervento di enucleazione. Anche il risultato estetico è migliore poiché il volume del bulbo permette un riempimento della cavità maggiore e più naturale ed il movimento stesso della protesi estetica è maggiore. In qualche caso è possibile non asportare la cornea che può essere totalmente insensibile, semplificando il lavoro del protesista ma in altri casi può mantenere la sua sensibilità originaria: in questo caso il protesista dovrà considerare la sua presenza applicando non una semplice protesi oculare ma una cosiddetta “protesi a guscio” (una sorta di lente a contatto sclerale cosmetica su misura) con una particolare geometria della superficie interna a doppia curvatura, in modo da appoggiare sulla sclera, che è la parte meno sensibile dell’occhio ed evitare il contatto con la cornea che ne limiterebbe la tollerabilità.
L’eviscerazione non deve essere effettuata in presenza di neoplasie maligne come il retinoblastoma ed il melanoma della coroide o di altre strutture endoculari per scongiurare eventuali infiltrazioni neoplastiche nei tessuti orbitali.